Bad Times at the El Royale di Drew Goddard apre RomaFF13
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- Categoria: Tredicesima edizione Festa del Cinema di Roma 18/28 ottobre 2018
- Pubblicato Giovedì, 18 Ottobre 2018 23:30
- Scritto da Mariangiola Castrovilli
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(Mariangiola Castrovilli) - E veniamo al film d'apertura della tredicesima Festa del Cinema di Roma: Bad Times at the El Royale (7 sconosciuti a El Royale) di Drew Goddard con Jeff Bridges, Jon Hamm, Dakota Johnson, Chris Hemsworth e Cailee Spaeny, tutti riuniti per dar vita ad un lavoro ambientato in un hotel ormai decadente che ha conosciuto ben altri splendori, El Royal, posto, esattamente, tra California e Nevada.
Un lavoro che vi riporterà, fin dalle prime immagini, alle atmosfere care a Quentin Tarantino ed ai fratelli Coen. Simpatico ed aperto il regista, autore tra l'altro delle sceneggiature di Cloverfield e The Martian, in conferenza stampa ha detto che questo film tocca temi ancora attuali perché «maschilismo, sessismo, razzismo e violenza ci sono oggi come negli anni Sessanta e bisogna continuare a combatterli. Una delle cose che mi attrae di più, è ricreare mondi particolari e collocare le persone in posti mai visti. Questo è un film su sette persone che vivono insieme una notte, ma, il vero tema, è quello della dualità. Perché ognuno di loro nasconde un segreto».
Goddard, ha un modo particolare per iniziare le sue storie?
«Per me ogni film comincia con l'amore per i personaggi. Direi che questo è anche un film sull'empatia. Era bello farli comparire uno dopo l'altro e farli interagire».
Si ma tutti, qui in Bad Times at the El Royal, hanno qualcosa di cui si vergognano e che viene in superficie a poco a poco, senza contare l'esplosione di violenza... piuttosto insospettata... «Non nego che l'influenza di Tarantino su di me sia enorme, perché lui è stato un rivoluzionario. I Coen, per il loro coraggio, li considero poi tra i più grandi cineasti della storia del cinema».
Cailee Spaeny (nel film con il non facile compito di interpretare Rose) a Roma con il regista, ha affermato «Drew cercava persone che si appassionassero al progetto. E noi, eravamo tutti entusiasti. Perché ha fatto emergere il talento che c'era in ciascuno di noi».