LE ROSE DEL PARNASO - Kermesse poetica delle arti contemporanee
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- Pubblicato Venerdì, 11 Luglio 2014 17:33
- Scritto da Redazione
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La piazza del MAXXI (Roma) ospita, con spirito pionieristico, nell’ambito di PLAY with YAP il programma di eventi estivi organizzato in occasione di YAP MAXXI 2014 (Young Architects Program), l’evento LE ROSE DEL PARNASO-kermesse poetica delle arti contemporanee che, in tre giornate di spettacolo e incontri, vedrà coinvolte tutte le Arti: teatro, musica, danza, canto, cinema, pittura, fotografia. Progetto di Irma Immacolata Palazzo da un’idea di Cosimo Cinieri, prodotto dall’Associazione Culturale VAGABONDA BLU e sostenuto dalla Fondazione MAXXI, dalla Regione Lazio e dalla Fondazione Roma Arte-Musei. La manifestazione vuole essere una festa dionisiaca e invita tutta la città a partecipare ai tre appuntamenti. Si parte dal ‘molo’ (il MAXXI, porto della Poesia) il 23 luglio con l’ODE MARITTIMA di F. Pessoa, prima nazionale, e poi, andando di terra in terra sul mare Mediterraneo, il 17 settembre si assisterà allo spettacolo ODISSEA MEDITERRANEA, debutto romano, per approdare alla ‘spiaggia’ il 27 settembre con CANZONE da Petrarca al rap (prima nazionale), ritrovandosi al punto di partenza più ricchi e pronti ad un nuovo viaggio.
L’obiettivo principe della manifestazione LE ROSE DEL PARNASO è quello di declinare nelle sue varie forme la Poesia, perché come suggerisce la Zambrano «la poesia si dà a tutti ed è diversa per ciascuno», con l’intento ambizioso di abbattere quello steccato tra poesia alta e poesia popolare. A moltissimi artisti piacerebbe rivivere una stagione come quella che Yeats inaugurò a Cool Park, luogo mitico della letteratura irlandese. Ancora oggi c’è un albero in quel parco, dove il poeta e tanti altri protagonisti di quel periodo vi incisero i loro nomi: Synge, Joyce, Shaw, Wilde… o come quella parigina del gruppo di Breton.
Un antico detto indiano suggerisce: un soldo per il pane, uno per la rosa. Questo il nostro equilibrio, perché la Poesia non è un’estranea, è vita. E’ ovunque, dice Pessoa, perfino nei baffi di un gatto. Legata all’emozione, ogni volta è una nuova esperienza. Per Borges ognuno SA di poesia, sebbene non sappia spiegarlo.
A differenza del filosofo, che deve rimanere lucido e desto –ragionevole-, ci illumina Maria Zambrano, il poeta si ubriaca di vita, si nutre di ombre, piange inconsolabile sull’istante che trascorre, sulla fragile bellezza della sera, non accetta la morte della rosa. E’ un catturatore di apparenze. Il filosofo le disdegna, il poeta vi si aggrappa proprio perché le sa periture. Non ammette il dileguare inesorabile della bellezza e questo fa di lui un innamorato della vita, di ogni cosa. La poesia è sempre stata aperta alle cose, e la sua forza è nell’infinita disponibilità al mondo. Nel suo sapersi prendere cura di esso. Ma proprio come un ubriaco (e qui il confine tra Apollo e Dioniso è davvero labile) il poeta parla e non sa quel che dice –la poesia non è ragione, lo sappiamo- sebbene il poeta abbia una sua coscienza, una speciale lucidità. Per lui vivere è delirare, perché nel delirio acquista vita e lucidità; nel delirio la parola germoglia in tutta la sua purezza originaria; la parola, di cui è schiavo. E Sartre ci insegna che le parole sono azioni, possono cambiare la storia.
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