Dopo l’anteprima al TIFF43 'Il vizio della speranza' di Edoardo De Angelis con Pina Turco arriva a RomaFF13
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- Categoria: Tredicesima edizione Festa del Cinema di Roma 18/28 ottobre 2018
- Pubblicato Venerdì, 19 Ottobre 2018 23:37
- Scritto da Mariangiola Castrovilli
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(Mariangiola Castrovilli) - «In questo film vince chi supera l'inverno, dove tutto sembra morto. Noi abbiamo acceso un fuoco per riscaldarci attendendo che la natura rinascesse con la primavera. La possibilità di sperare è un imperativo etico. Ad ogni costo». È Edoardo De Angelis, il regista casertano dell'indimenticabile Indivisibili, che parla, commentando la sua quarta pellicola Il vizio della speranza con Pina Turco, Massimiliano Rossi, Marina Confalone, Cristina Donadio, Odette Gomis e Juliet Esey Joseph, appena passata alla Festa del Cinema di Roma in anteprima nazionale, dopo essere stato a Toronto in anteprima mondiale lo scorso settembre, dove lo avevamo visto.
Umberto Contarello, che ha firmato la sceneggiatura con De Angelis aggiunge che «questo è un film lirico, un lavoro molto difficile che nasce da una idea di cristianità esplicita. È un lavoro dal cuore antichissimo, arcaico, perché per essere universale, devi attingere all'arcaico. Con Il vizio della speranza volevo raccontare qualcosa che, contrastandola vulgata ideologica dei sistemi mediatici alla moda, riportasse al centro che, fare un bambino, non dipende certo dalle condizioni che si reputano adeguate. Oggi c'è una banalizzazione, secondo la quale un figlio, nasce quando ha pronta la culla. Questo film invece, fa vedere che è il figlio a costruire la culla».
Bravissimi tutti gli interpreti, ma un bravo speciale va a Pina Turco - moglie di De Angelis - che, per diventare la protagonista de Il vizio della speranza, ha dovuto dimostrare di tutto e di più... infatti, come dice lei stessa, «Per entrare nei panni di Maria, ho capito che la speranza è il seme di ogni rivoluzione. È fiducia e quindi fede. Nulla ci sembrava più semplice della nascita di un bambino, così primordiale e miracolosa. La responsabilità di un ruolo così variegato, è partito dalla sfiducia di mio marito. Lui credeva che non fossi pronta per questo ruolo, io invece ho mangiato la polvere e, confesso, che mi è anche piaciuto mangiarla».
E, ancora una volta le acque del Volturno lambiscono il degrado che il regista ci racconta, quello di una terra di confine di cui dipinge il lato peggiore. Così i personaggi che animano la storia, abitano in luoghi che sono più baracche che case, e si muovono, tra rifiuti di ogni genere, come fosse assolutamente naturale.
Un film da vedere, per non perdere Il vizio della speranza...
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