L’Accademia di Danimarca a Roma svela la misteriosa danzatrice della Tomba dei Vasi Dipinti di Tarquinia
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- Pubblicato Sabato, 21 Maggio 2022 16:12
- Scritto da Gicar
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(Gicar) - Nessuno, nemmeno i restauratori, tra i più esperti al mondo come quelli impegnati nel risanamento del monumento (Franco Adamo e Adele Cecchini con la collaborazione di Mariangela Santella), potevano immaginare che, nella Tomba dei Vasi Dipinti, sulla parete di destra, quei piccoli particolari colorati ai margini di una non indifferente incrostazione calcarea fossero gli estremi di una decorazione che, una volta scoperta, avrebbe lasciato tutti strabiliati.
Una Danzatrice del Ventre ante litteram degli Etruschi, come qualcuno sull'onda dell'entusiasmo ormai la definisce, destinata a diventare un'altra icona dell'arte di questo popolo in parte ancora avvolto dal mistero. Un parallelismo forse sotto alcuni aspetti un po' forzato anche se esistono testimonianze di quanto fosse diffusa la Danza del Ventre già in epoche remote in molte civiltà del mondo e le cui origini risalgono, probabilmente, alle antiche culture orientali e mediorientali.
Le pitture etrusche sono popolate da molti danzatori ma è la prima volta che una danzatrice (con tanto di scarpe rosse) emerge da co-protagonista nel complesso della scena pittorica seppur con un simbolismo ancora tutto da interpretare. Un'immagine che farà discutere per sua emblematica rappresentatività, nella perfezione dell'esecuzione artistica rispetto anche al contesto in cui è collocata, e che è pervenuta ai nostri giorni solo grazie alla circostanza di essere stata paradossalmente protetta (dai danni del trascorre del tempo e dai vandali) da una estesa chiazza calcarea.
Per gli archeologi è stata una imprevedibile sorpresa resa possibile, tra l'altro, grazie all'intervento della Ny Carlsberg Foundation di Copenaghen, che ha finanziato i lavori di restauro della tomba tramite l'Accademia di Danimarca con un accordo di sponsorizzazione tecnica. Impossibile, dunque, inizialmente immaginare che sotto un velo calcareo se ne potesse celare un altro: quello intrigante di un vestito trasparente, che lascia intravedere, tra chiaroscuri, le sinuosità di una danzatrice. Mai nella pittura etrusca è stato trovato fino ad ora niente di simile. Una tecnica pittorica ed una maestria nel dipingere senza uguali nel VI secolo a.C.
La notizia dell'eccezionale recupero è stata data a Roma nel corso di una conferenza promossa dall'Accademia di Danimarca ("Tutela e restauro a Tarquinia: nuova vita per la Tomba dei Vasi Dipinti" che vi proponiamo con tutti i particolari del restauro nel filmato realizzato dalla nostra redazione) alla quale hanno partecipato, oltre alla Direttrice Charlotte Bundgaard, anche l'Architetto Margherita Eichberg, Soprintendente della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Provincia di Viterbo e per l'Etruria Meridionale e il Funzionario Archeologo Daniele Federico Maras, responsabile dell'Area Funzionale (RAF) Educazione e Ricerca. Tra gli altri relatori Annette Rathje, professore emerito all'Università di Copenhagen e Mariangela Santella che ha collaborato al restauro curato da Franco Adamo e Adele Cecchini considerati i massimi esperti della conservazione delle tombe dipinte di Tarquinia.
Un pensiero ed anche molto di più di un pensiero non può non andare a Franco Adamo che ci ha salutato purtroppo proprio in questi giorni lasciandoci però l'incommensurabile eredità dei risultati del suo lavoro di restauratore, della sua esperienza internazionale e professionalità, che hanno contribuito in modo determinante a tramandare la conoscenza della pittura etrusca nel mondo e di una necropoli che è simbolo della Città di Tarquinia.
«La Tomba dei Vasi Dipinti (NdR - situata nella Necropoli di Monterozzi nei pressi dell'area Quattro Grani), di straordinaria importanza nell'arte funeraria etrusca per la qualità dei dipinti e l'originalità dei soggetti, - affermano all'Accademia di Danimarca - fu scoperta nel 1867 e, dopo i tanti danni provocati dal tempo e, soprattutto, dagli interventi devastanti dei "tombaroli", rinasce oggi a nuova vita. Grazie a fotografie e acquerelli d'epoca e a fac-simile come quelli conservati presso la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen, si è riusciti a integrare una parte delle figure andate perdute e contestualmente si è scoperta una nuova porzione della decorazione dipinta comprendente una danzatrice, rimasta finora ignota, perché coperta da un velo calcareo».
Una delicata operazione di recupero e protezione, quindi, per una delle tombe più preziose presenti a Tarquinia considerata uno dei capolavori della Necropoli Monterozzi, Patrimonio Mondiale UNESCO, fatta anche con bisturi, pennellini e siringhe con cui sono stati iniettati consolidanti attraverso fessurazioni presenti soprattutto nel soffitto. Altra operazione critica è stata la rimozione del cemento utilizzato in passato per limitare il distacco delle pitture dalle pareti. Non trascurabili anche gli interventi iniziali di pulizia generale e di tutela messi in atto dai volontari e dagli esperti dell'Associazione Amici delle Tombe Dipinte di Tarquinia oggi presieduta dalla Dott.ssa Francesca Boitani, già funzionario nella città etrusca per l'antico Porto di Gravisca, responsabile del territorio dell'antica Veio e Direttore del Museo di Villa Giulia a Roma dal 1995 al 2012. Il suo predecessore, l'Archeologa Maria Cataldi recentemente scomparsa, Direttore per molti anni del Museo Archeologico Nazionale Etrusco di Tarquinia e funzionario della Soprintendenza Archeologica, avviò il ponte internazionale con la Danimarca approdato oggi alla preziosa collaborazione bilaterale tra istituzioni culturali per la salvaguardia del patrimonio culturale costituito dalle pitture etrusche.
«L'intervento di restauro non è stato pertanto solo un progetto di conservazione. - sottolineano alla Soprintendenza dell'Etruria Meridionale - Oltre ad integrare una parte delle figure perdute, l'operazione ha permesso di riportare la tomba al suo antico splendore, per poter apprezzare il rilievo del monumento nell'ambito dell'arte funeraria etrusca per la qualità calligrafica dei dipinti. Un recupero nel segno della tutela, che ha portato a nuova vita questa tomba straordinaria, scoperta nella seconda metà dell'ottocento e gravemente danneggiata dai ladri d'arte (i famigerati "tombaroli") che, nel 1963, utilizzarono addirittura una motosega per tagliare e rubare ampie porzioni della decorazione dipinta».
Ma quale è il significato della misteriosa danzatrice nei complessi ambiti dell'arte funeraria etrusca la cui figura sembra destinata ad entrare nell'immaginario collettivo e cosa sta a significare nel contesto delle decorazioni del monumento? Esperti e studiosi sono al lavoro. Certo è che la Tomba dei Vasi Dipinti ha suscitato da subito, fin dalla sua scoperta, notevole interesse per le scene dal forte significato vitale e l'originalità dei soggetti che comprendono anche una struggente rappresentazione di uno scambio di affetto coniugale, scene di danze vorticose di uomini e donne ed una serie raffigurata di piccoli oggetti ancora non esattamente identificati sui quali si sta concentrando l'attenzione di molti.