“Notturno bizantino” di Luigi De Pascalis e la lunga fine di un impero tra i protagonisti di Strega e Campiello
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- Pubblicato Mercoledì, 13 Aprile 2016 15:22
- Scritto da Giulio Carra
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(Giulio Carra) - Candidato al Premio Strega e segnalato al Premio Campiello, Luigi De Pascalis con "Notturno bizantino - La lunga fine di un Impero" ci regala ancora una storia che ci lascia con il fiato sospeso. Ci meraviglia in ogni caso anche se il palcoscenico dei tempi che ci racconta è assai noto. Ci induce, però, tra realtà e finzione, ad una lettura più approfondita, quasi psico-socio analitica, di episodi e avvenimenti che finiscono fin troppo ad assomigliare a quanto oggi, in questo primo scorcio di terzo millennio, siamo testimoni.
Un passato quasi fosse un futuro ancora da scoprire che ci proietta nell'immaginario di scenari improbabili quanto possibili. Ma, alla fine, il romanzo ci lascia indirettamente navigare sulla linea di un interrogativo ancora più complesso: fino a che punto il passato può condizionare il futuro e può esistere un futuro se non si chiudono definitivamente le porte su un passato, fin troppo ingombrante, pur ricordandolo ma senza manometterlo e senza rimanerne influenzati?
E' lo stile inconfondibile di De Pascalis, con la sua intensa passione per la Storia, ricostruita, come sempre in tutti i suoi romanzi, in modo affidabile, attraverso un'attenta e scrupolosa ricerca fin nei più piccoli dettagli e basata su un piano di continui attendibili riscontri tra fonti documentali. Lo scenario in cui ci proietta con "Notturno bizantino", è quello reale, come reale è la Costantinopoli di quei tempi che ci presenta sullo sfondo di eventi ed episodi intorno ai quali si intrecciano le storie personali di personaggi storici e di fantasia. L'opera proposta dallo scrittore nativo di Lanciano, tra gli autori italiani di narrativa fantastica più apprezzati negli Stati Uniti, lascia un solco indelebile nelle nostre menti e quanto meno idealmente ci fa scrivere un altro romanzo paragonando quella storia con quanto oggi accade nel mondo.
Come non poter fare similitudini tra l'abbandono delle Grecia da parte dell'Occidente-Europa di ieri come oggi? Come non poter accostare, seppur in una analogia sotto certi aspetti un po' forzata, tra la lenta e dolorosa migrazione da Costantinopoli e da quell'area del mondo di tanti sapienti, filosofi e scienziati che furono i semi da cui fiorì poi il Rinascimento europeo con l'esodo a cui assistiamo, oggi, verso il vecchio continente da quelle terre, e non solo quelle, di una miriade di profughi, clandestini o meno che siano? Quasi impossibile non trovare parallelismi tra quell'Europa divisa della seconda metà del 1400 con quella degli anni 2000. Più di mezzo millennio trascorso non sembra aver prodotto differenze. Sulla linea delle analogie appare quasi non inevitabile trovare accostamenti, nei meandri di diversi interessi economici, tra quanto accaduto, conseguenze comprese, a causa dell'occidente, inteso in maniera estesa, in Iraq, Kossovo, Afghanistan, Libia, Russia e quanto culminò, nel 29 maggio 1453, con la caduta di Costantinopoli per mano dei Turchi. E certe violenze mussulmane di allora sembrano avere il taglio di alcuni estremismi e integralismi di oggi.
«La storia si ripete in una maniera che non è mai uguale, ma il meccanismo di fondo resta» Spiega Luigi De Pascalis in un'intervista rilasciata recentemente a L'Huffington Post «Ciò che avviene oggi tra Oriente ed Occidente non è la prima volta che accade. Le analogie tra la Bisanzio di allora e l'Europa di oggi, sono evidenti se si considera l'odierno inasprirsi dei rapporti fra Occidente e Oriente a causa dell'aggressività di gruppi integralisti, aspiranti distruttori di ogni cultura diversa da quella di cui si dichiara portatore il sedicente Stato Islamico. Quello che non si deve dimenticare è che quello che accadde dopo quella fatidica data - aggiunge lo scrittore - riguarda uomini e donne che cercarono di opporsi al destino con tenacia e una dolorosa diaspora che ha portato migliaia di altri bizantini in giro per l'Europa».
Il volume di De Pascalis, pubblicato da La Lepre Edizioni, però, ci lascia qualcosa di più, al di là della ricostruzione storica degli eventi e delle analogie con le attualità e le contemporaneità dei nostri tempi. L'autore potrà essere concorde o meno con le nostre affermazioni, ma il suo testo ci consente di intravedere, forse in una sospensione da lui non voluta, quanto la memoria personale, e più in generale quella collettiva, sia di impiccio, se non quando di vero e proprio impaccio, nel tentativo di costruire un nuovo e migliore plausibile futuro.
Un libro storico ma attualissimo, sicuramente da leggere e innovativo nel panorama letterario per saper infondere con semplicità, dietro approfondite ricerche, la conoscenza del passato, incuriosire per ulteriormente analizzare il presente tra le pieghe di una piacevolissima ed intrigante trama costruita sul parterre di umanissime storie personali che si intrecciano tra loro senza sorta di continuità.
Nel filmato che vi proponiamo un'intervista all'autore, che da anni vive a Tarquinia, rilasciata nella più esclusiva libreria-caffè della città, La Vita Nova, alla vigilia delle fasi conclusive dei due premi letterari più prestigiosi in Italia nei quali il suo ultimo romanzo si trova al centro delle attenzioni. De Pascalis ci parla di Notturno bizantino e del suo prossimo libro sul pittore ed incisore spagnolo Francisco Goya offrendoci al contempo uno spaccato del suo modo di lavorare, della sua personalità e di alcuni momenti significativi della sua vita. Ascoltiamolo...
LUIGI DE PASCALIS
Oltre che scrittore e pittore è stato illustratore, grafico, sindacalista, pubblicista. È oggi uno degli autori italiani di narrativa fantastica più apprezzati negli Stati Uniti; in Italia ha vinto i premi Tolkien e Courmayeur, ed è stato finalista del premio Camaiore di Letteratura Gialla. I suoi racconti sono inclusi in moltissime antologie del fantastico italiane e straniere. Prima di Il Mantello di porpora, romanzo storico incentrato sulle gesta di Giuliano l'Apostata, De Pascalis ha pubblicato con La Lepre Edizioni il giallo storico Rosso Velabro, i romanzi La pazzia di Dio (finalista al premio Acqui Storia e al Premio Majella) e Il labirinto dei Sarra, il noir fantascientifico Il Nido della Fenice, la graphic novel Pinocchio (vincitrice del Premio "Pinocchio di Carlo Lorenzini" nel 2012). Sempre per La Lepre, l'autore cura la collana "Fantastico Italiano". Con altre case editrici ha pubblicato i romanzi La dodicesima Sibilla e Il signore delle furie danzanti (Hobby & Work Publishing, 2009), e La morte si muove nel buio (Mondadori, 2013). Ha inoltre al suo attivo numerosi saggi storici, insegna scrittura creativa ed è fondatore, assieme ad altri sette autori romani di mistery, del gruppo "Delitto Capitale". Nel 2016 con Notturno Bizantino è candidato al Premio Strega e segnalato al Premio Campiello.