Al Teatro Vittoria di Roma, MAR DEL PLATA e gli “angeli del rugby” che osarono sfidare il regime argentino
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- Pubblicato Giovedì, 03 Novembre 2016 16:37
- Scritto da Redazione
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A calcare le scene del Teatro Vittoria (fino al 13 novembre) è un appassionante testo teatrale di Claudio Fava che racconta una storia vera, quella della squadra La Plata Rugby composta da un gruppo di ragazzi che, alla fine degli anni '70, nell'Argentina della dittatura dei militari, venne decimato dalla ferocia degli emissari di Videla ma che rimase in campo a giocare fino alla fine del campionato.
A raccontare quegli eventi, sul palco del teatro romano di piazza S. Maria Liberatrice a Testaccio in Roma, sotto la regia di Giuseppe Marini, Claudio Casadio, Giovanni Anzaldo, Fabio Bussotti, Andrea Paolotti, Tito Vittori con Edoardo Frullini, Fiorenzo Lo Presti, Giorgia Palmucci, Alessandro Patregnani, Guglielmo Poggi. Lo spettacolo prodotto da Società per Attori e Accademia Perduta vede le scene firmate da Alessandro Chiti e i costumi da Sabrina Chiocchio. Il light design è di Umile Vainieri.
«La prima volta che andai in Argentina la memoria di molte cose accadute era ancora intatta. Cose accadute laggiù, a Buenos Aires, dove la storia si era fermata su quell'elenco interminabile di nomi cancellati dalla vita e dal lutto, desaparecidos, ammazzati senza nemmeno il diritto a portarsi la propria morte addosso.
Ma anche cose accadute quaggiù, in Italia, dove un'altra guerra e un altro nemico che non facevano prigionieri s'erano portati via, assieme a tanti altri, anche mio padre. Mi era sembrato un viaggio necessario: imparare che nessun luogo è il centro del mondo. Si moriva in Argentina come in Sicilia perché una banda di carogne regolava in questo modo i propri conti con i dissidenti. Pensarla storta, fuori dal coro, era un peccato imperdonabile. A Buenos Aires come a Catania. Negli anni ho imparato a raccontare quei morti con le parole dei vivi, le madri di Plaza de Mayo, le vedove di via d'Amelio...! ».
Raul Barandiaran, l'unico sopravvissuto a quella tragedia, ancora oggi è il testimone vivente della squadra che decise di correre contro la violenza e l'oppressione, tenendo stretta al petto la palla ovale, a perenne testimonianza di questo nobile sport nel quale «una volta sceso in campo non puoi fuggire o nasconderti, devi batterti con coraggio, lealtà e altruismo» specifica l'autore Claudio Sala «Ho cercato di riannodare i fili invisibili che legano vite lontane tra loro: i giovani agenti di Paolo Borsellino che rinunciano alle ferie per far da scorta al loro giudice, i giovani rugbisti di Mar del Plata che rinunciano a trovare rifugio in Francia pur di giocarsi fino all'ultima partita il loro campionato... II nome di Raul, il sopravvissuto, l'ho conservato. Gli altri, carnefici e vittime, li ho ribattezzati: volevo che ciascuno di loro portasse in questo teatro qualcosa in più della propria storia, qualcosa in più della propria morte. Perché alla fine poco importa che quei ragazzi fossero argentini o siciliani. Importa come vissero. E come seppero dire di no».
Fonte: Ufficio Stampa Artinconnessione
Photo: Federico Riva
Info: www.teatrovittoria.it - 06 57 40 170 - 06 57 40 598