CineArena "Dentro/Fuori: oltre le sbarre sprigioniamo parole" Roma - Trastevere
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- Pubblicato Venerdì, 12 Giugno 2015 19:44
- Scritto da Redazione
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Sabato 13 giugno ore 21.00 alla Casa Internazionale delle Donne di Roma (Trastevere) ci sarà la Seconda Serata di CineArena "Dentro/Fuori: oltre le sbarre sprigioniamo parole" della manifestazione estiva "La Casa (S)Piazza", "Cesare deve morire" ed "Il riscatto". A seguire, "Stasera parliamo di cinema" con la regista e documentarista, ideatrice del "Salina Doc Fest" Giovanna Taviani e l'attore Fabio Rizzuto che interpreta Stratone in "Cesare deve morire"
"Cesare deve morire" è un film del 2012 diretto da Paolo e Vittorio Taviani. La pellicola, girata in uno stile docu-drama, narra la messa in scena del Giulio Cesare di William Shakespeare da parte dei detenuti di Rebibbia diretti dal regista teatrale Fabio Cavalli. Il film ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino 2012. All'interno del teatro del carcere di Rebibbia, si conclude la rappresentazione del "Giulio Cesare" di Shakespeare, affidata ad alcuni detenuti della sezione Alta Sicurezza. I detenuti, qui in veste di attori, tornano nelle celle. Sei mesi prima, infatti, il direttore del carcere aveva annunciato il progetto della rappresentazione teatrale; ne seguono quindi i provini. Il "Giulio Cesare", dunque, prende corpo progressivamente ed è l'occasione per gli attori di comprendere come le passioni, i legami e i tradimenti che punteggiano, guidano o traviano la vita dell'uomo (e le loro storie criminali) non sono mai cambiate nei secoli e che le vicende della Storia riproducono, solo in scala diversa, quelle delle vite di tutti. Fabio Rizzuto: la sua principale attività nel mondo del cinema è quella di interprete. Tra i lavori più interessanti possiamo citare la partecipazione nel film "Cesare deve morire" (2012) di Paolo Taviani, Vittorio Taviani dove ha interpretato la parte di Stratone.
Il "Riscatto", così si intitola il corto di Giovanna Taviani presentato al Festival di Cannes 2013 nella sezione "Short Film Corner" e andato in onda il 24 Ottobre alle 20.00 su Rainews. Il corto racconta la storia del riscatto, grazie alla cultura e all'arte, di Salvatore Striano, ex-detenuto del carcere di Rebibbia, che ha scontato una pena di diciassette anni (poi ridotti a otto). È ambientato a San Miniato, città natale dei fratelli Taviani, padre e zio di Giovanna, una città che anche la regista ha attraversato da bambina. La scelta della Taviani non è casuale: nei campi di grano attorno alla città furono girate le scene del celebre film dei Taviani, La notte di San Lorenzo, che racconta con sguardo asciutto e disincantato la lotta tra fascisti e partigiani. Salvatore Striano, con l'aiuto di due guide d'eccezione del posto, Lisandro Nacci e Enzo Cintelli, percorre una città in cui si respira la Storia e racconta la propria. Nei vicoli di San Miniato, che si confondono con i vicoli di Napoli (di cui Striano è originario), in un cortocircuito tra presente e passato, in luoghi che hanno visto passare illustri prigionieri di un tempo (si pensi al Pier delle Vigne di dantesca memoria e a Giuseppe Gori, "il Gramsci di Cigoli", che scontò una durissima reclusione per aver combattuto i fascisti), Striano, il Bruto di Cesare deve morire dei fratelli Taviani, si mette a nudo portando a galla dagli abissi della coscienza la propria storia di caduta e redenzione sbocciata dall'incontro con Shakespeare e il teatro. L'incontro di Striano con il mondo dell'arte è avvenuto nel carcere di Rebibbia grazie al regista Fabio Cavalli che l'ha iniziato al teatro di Shakespeare (che Striano leggeva ogni sera in carcere prima di addormentarsi, sognando di risvegliarsi nei luoghi raccontati dal suo teatro) e di De Filippo.
Il documentario della Taviani diviene occasione anche per fare luce sul dramma, spesso dimenticato, delle carceri italiane. Infatti non è un caso che una delle location del film sia il duomo di San Miniato dove i Taviani, ne "La notte di San Lorenzo", hanno girato la scena dell'eccidio di una cinquantina di innocenti per mano dei nazisti: il film dei Taviani racconta la Resistenza di un popolo; il corto della Taviani racconta la resistenza di un uomo, come spiega la stessa regista in un'intervista. In un'Italia dove in carcere si muore, Striano afferma: «Vorrei un carcere che sia più scuola e una scuola che sia meno carcere». Se per la camorra, mondo che Striano si è ormai lasciato alle spalle, il riscatto non esiste, nel mondo dell'arte esiste una possibilità di salvezza. Così Striano parla della sua nuova vita: «Il mio san Gennaro si chiama Shakespeare perché lui, con il suo teatro che parla della colpa che è in ognuno di noi, di menzogne, di pentimento, mi ha fatto capire che potevo cambiare». (Il Corriere delle Donne-Chiara Selleri)
Fonte: Ufficio Stampa Marzia Spanu