Quelle “femminaccie impudentissime”, svergognate e sfacciate meretrici che osarono precorrere i tempi
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- Pubblicato Giovedì, 07 Marzo 2024 03:34
- Scritto da Redazione
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Dal 30 aprile al 30 giugno del 1849 la disperata difesa della Repubblica Romana assediata dall'esercito francese vide lo straordinario impegno di volontari provenienti da ogni parte d'Italia e perfino d'Europa. Allo stesso tempo nelle ambulanze e nelle corsie degli ospedali alcune donne combattevano una battaglia silenziosa: erano le infermiere volontarie reclutate dalla principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso per curare i feriti, anche quelli avversari.
Non conobbero riposo e si sottoposero a fatiche estenuanti, senza temere le bombe che colpivano i locali dove operavano, eppure scrittori e giornalisti reazionari le apostrofarono con i peggiori epiteti, chiamandole «donne d'equivoca fama», «svergognate», «femminaccie impudentissime». Addirittura, secondo Pio IX, i miseri infermi erano stati spesso costretti a morire «fra le lusinghe di sfacciate meretrici».
Con questo libro, la giornalista e scrittrice Cinzia Dal Maso cerca di rendere onore e giustizia a donne coraggiose che seppero precorrere i tempi senza tenere conto dei pregiudizi. Un libro che indirettamente finisce per essere, oggi, un monito per tutti e che fa riflettere su donne di ieri che nel fare solo del bene furono ricoperte di insulti.
«Il Risorgimento» - afferma Giuseppe Garibaldi Direttore dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi” che ha scelto di pubblicare questo libro che approfondisce un aspetto particolare della storia della Repubblica Romana del 1849 - «ha costituito una tappa fondamentale nel lungo cammino verso l’emancipazione femminile, tema particolarmente caro all’autrice del libro, che è anche membro del Comitato Scientifico del nostro Istituto. Questo appare particolarmente evidente durante la difesa di Roma, che vide un forte apporto delle donne: alcune addirittura parteciparono ai combattimenti, altre si rendevano utili strappando la miccia alle bombe prima che esplodessero, altre ancora, si dedicarono alla cura dei feriti, anche di quelli nemici, anticipando quel concetto di imparzialità che solo qualche anno più tardi sarebbe diventato uno dei principi cardine della Croce Rossa Internazionale. Queste ultime attirarono la riprovazione dei reazionari, dei francesi irriconoscenti e anche di Pio IX, che riversarono sul loro capo i peggiori insulti. E dire che la principessa di Belgiojoso si era preoccupata perfino di garantire i Sacramenti ai moribondi che ne avessero fatto richiesta!».
✳ - ESTRATTO DALLA PREFAZIONE AL LIBRO
“...nel libro c’è una carrellata di donne: sono le “femminaccie impudentissime”, le svergognate, le “sfacciate meretrici” - così furono apostrofate - che osarono precorrere i tempi, dedicandosi alla cura di uomini feriti, cosa all’epoca del tutto inusitata e considerata disdicevole, se non addirittura scandalosa. Eppure nel disastroso quadro generale degli ospedali romani del tempo quelle donne furono spesso l’unico conforto per tanti poveri giovani dai corpi martoriati, lontani da casa e dagli affetti, curati con i mezzi della medicina dell’epoca e nella maggior parte dei casi nemmeno con quelli, visto lo scarseggiare dei medicinali che si aggravava con il perdurare dell’assedio. Di alcune di loro si conosce appena il nome, di altre si è potuto tracciare una breve biografia, a cominciare da Cristina Trivulzio di Belgiojoso, che fu l’anima e il cuore del Comitato di Soccorso, che non conobbe riposo a dispetto di una salute cagionevole, che pensò, organizzò, scrisse lettere di protesta, denunciò gli abusi e le criticità del sistema, trascorse intere notti al capezzale degli infermi, inoltrò richieste, tormentando i Triumviri e soprattutto il povero Mazzini.
Si inchinarono davanti all’abisso della sofferenza persone del calibro dell’americana Margaret Fuller, filosofa, giornalista, corrispondente di guerra del «New York Daily Tribune», che aveva abbracciato con entusiasmo la causa repubblicana e voleva che i romani la considerassero una sorella. Respiravano nelle corsie il tanfo della morte, delle infezioni e degli escrementi dame dell’aristocrazia romana appena uscite dai loro lussuosi palazzi, come Anna de Cadilhac o Luisa Berardi Cenci Bolognetti. Alcune appartenevano a famiglie di patrioti, come le sorelle Castellani o Maria Paradisi, repubblicana dalla testa ai piedi, senza peli sulla lingua, infiammata, imprudente, irrefrenabile. Molte erano mogli o compagne di patrioti accorsi alla difesa di Roma, felici di condividere liberamente con i loro uomini passioni e ideali: si va da Enrichetta di Lorenzo, legata a Carlo Pisacane, a Giulia Calame, sposa di Gustavo Modena, o a Marianna Deciani, moglie di Prospero Antonini oppure a Felicita Bevilacqua, sposata a uno dei più noti generali garibaldini, Giuseppe La Masa.
Delle altre, e sono la maggioranza, non si sa nulla, neanche come si chiamavano. Il tempo ne ha cancellato il ricordo, conservando solo gli improperi di cui sono state ricoperte. Sono le popolane, madri di famiglia, ragazze da marito e prostitute che avevano raccolto con slancio l’appello di Cristina Trivulzio di Belgiojoso senza nulla chiedere in cambio, che avevano sofferto il caldo e la stanchezza sotto il pericolo costante dei bombardamenti e non si erano tirate indietro davanti agli spettacoli più disgustosi, che avevano avuto il coraggio di reggere la mano di un giovane mentre era sottoposto a un’amputazione senza anestesia, che avevano strappato alla morte chi era stato dato per spacciato.
Non avevano purtroppo alcuna preparazione, ma erano piene di buona volontà e imparavano in fretta, traendo insegnamento dai loro errori. L’infaticabile Cristina di Belgiojoso aveva perfino preparato il progetto di una scuola per infermiere, ma non ci fu il tempo per realizzarlo...”(Giuseppe Garibaldi)
✳ - L'autrice Cinzia Dal Maso e Marisa Giampietro dialogheranno sul libro alla Biblioteca Vaccheria Nardi in Via Grotta di Gregna 37 di Roma, Giovedì 7 marzo 2024 alle ore 16:30. Letture di Maria Cascone e Piero Febrini. Info: Associazione Spazio Tempo per la Solidarietà Tel. 3336625293 - 3470754265.
CINZIA DAL MASO
Giornalista e scrittrice romana, laureata in Lettere e in Scienze della Comunicazione è membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Internazionale di Studi “Giuseppe Garibaldi”. È direttrice della rivista on-line www.specchioromano.it e autrice di libri, articoli e saggi, tra cui Colomba Antonietti: la vera storia di un’eroina (2011), Gli allievi volontari di Menotti Garibaldi (2016), La Repubblica dei romani (2017). Ha ricevuto nel 2004 e nel 2012 il Premio Personalità Europea per la stampa e la tv.
FEMMINACCE IMPUDENTISSIME
Infermiere volontarie e assistenza ai feriti nella difesa della Repubblica Romana del 1849
Cinzia Dal Maso
ISBN: 9788894671926
2023 - Dunp Edizioni
Impaginazione: Claudio Polito
Stampa: The Factory, Roma
Formato: Cartaceo
Pagine: 144
Dimensioni:19x27
La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo concesso dalla Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura.