In ricordo di Giovanni De Angelis - Quando l’utopia diventa sogno ed il sogno realtà… quella vera di tutti i giorni
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- Pubblicato Mercoledì, 30 Agosto 2023 23:32
- Scritto da Gicar
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► Ora che il 2023 si è evedenziato in tutte le sue realtà e si è inoltrato nelle normali e stanche quotidianità con le sue palesi incognite e le aspettative che umanamente vengono affidate al mondo delle speranze rimane paradossalmente più facile parlare di un amico che, nello scorso anno, proprio alla fine di Agosto, quasi al termine di una caldissima anomala estate, come quella attuale, ci ha salutato. “Oltrepensiero” preferisce ricordarlo ora, nel pieno di un nuovo percorso temporale proiettato nel futuro, piuttosto che averlo archiviato nel passato. In molti lo hanno conosciuto a Tarquinia e nel suo interland. Non si vuole avere la presunzione di raccontare la sua storia ma tracciare il ricordo personale di chi scrive e consegnare, a chi è ancora in grado di non aver paura dell’utopia, l’eredità dei suoi sogni.
(Giulio Carra) - Non è facile, anche per chi è abituato a scrivere, ricordare un amico che nel futuro non sarà più possibile incontrare per strada o negli spazi aperti di uno dei più noti ristoranti e stabilimenti balneari (Tamurè) di Tarquinia Lido e salutarlo con uno scontato e quasi fraterno “Ciao, Giovà…”.
Peggio ancora per chi, pur avvezzo ad impastar notizie anche all’ultimo minuto, non ha trovato, a suo tempo, nel cassetto della scrivania quel foglietto odioso di circostanza chiamato “coccodrillo” da dare in pasto con immediatezza alla pubblica opinione per una circostanza o un evento imprevisto ed inaspettato che non si sarebbe mai voluto commentare.
Ed in effetti, Giovanni, non avrebbe bisogno di commenti perché la sua vita, quella di uomo e di imprenditore, l’ha vissuta ed interpretata sulla sua pelle regalando a tutti, un sorriso, speranze e fiducia nel futuro fino al punto di sentirlo ancora accanto come una sorta di “Grillo Parlante” alla Collodi nell’accezione della saggezza delle persone di buon senso.
Chiunque lo abbia conosciuto sicuramente conserva in sé un suo consiglio o una parola di incoraggiamento spronando a non demordere mai, a rimboccarsi le maniche e non dar mai niente per perduto. Un esempio di coraggio infinito contraddistinto da un modo di approcciarsi alla realtà senza chiusure mentali in maniera positivamente irruente, intellettualmente onesta e con un giusto distacco critico.
Retorica di circostanza, si potrebbe commentare, ma per me come per altri, non è possibile dimenticare i tanti anni trascorsi gomito a gomito, seppur talvolta in palesi disaccordi, nelle comuni battaglie portate avanti dall’Associazione Operatori Commerciali Tarquiniesi, dall’Ente Fiera Hermes, dall’Associazione Gestori Centro Commerciale Top16 e di quelle in sintonia con le Confederazioni Nazionali del Commercio, organizzazioni nelle quali Giovanni aveva ricoperto negli anni anche i ruoli di Segretario e Presidente o assunto incarichi importanti come pure nei Comitati di Carnevale.
Un uomo vulcanico dalle mille idee capace di calarle nella realtà di tutti i giorni, per concretizzarle positivamente tra i problemi quotidiani che un piccolo o medio imprenditore deve affrontare tra i mille problemi legati alla concorrenza e talvolta anche alle incertezze finanziarie e bancarie del momento fino a raggiungere i dilemmi direttamente legati alle accattivanti proposizioni commerciali per legare, in termini di affezione, la clientela alla propria azienda per non farla fuggire via !
Intuizioni sottili e talvolta anche “geniali trovate” che dal mondo dell’utopia riusciva a rendere tangibili anche nell’universo meno emblematico dei sogni fino a scodellarle, spesso, nella realtà con un’impressionante concretezza. Una delle sue doti maggiori (oggi, purtroppo, assai rara sia nel mondo politico che in quello sindacale come in quello imprenditoriale) era la sua disponibilità e il saper parlare con le persone, ascoltarle per capirle, incoraggiarle ed interpretare i loro problemi, non solo sotto un profilo squisitamente umano, ma anche al fine di poter trovare le soluzioni più idonee nei consessi associativi dove era impegnato.
Nel mondo associativo poteva essere definito sicuramente un “pedalatore”, ovvero uno di quelli che i commercianti li doveva informare direttamente, per un confronto continuo, per un contatto diretto al di là dei comunicati o delle informative scritte.
“l’Uomo della Buona Novella”, così talvolta lo chiamavo per quella comunicazione assai gradita, nella metà degli anni ottanta, con la quale aveva portato a conoscenza di tutti (uno per uno) gli esercenti del Centro Storico, il ritorno della Fiera delle Merci tra la fine di Aprile e gli inizi di Maggio, dopo il trasferimento al Lido avvenuto anni prima, della Mostra Mercato delle Macchine Agricole.
Si sarebbe chiamata “Tarquinia in Festa” con il fine di rivalutare i quartieri antichi della città che avrebbero dovuto trasformarsi in una vetrina di presentazione delle attività economiche locali, dal commercio all’artigianato con particolare riferimento ai ceramisti, ai florovivaisti e agli spazi nelle piazze riservati alle degustazioni dei prodotti agricoli di questa area della Maremma Laziale. I commercianti con le loro merci avrebbero dovuto allestire direttamente gli stand sulla strada per presentare la propria attività imprenditoriale.
A tal proposito gli dissi, incarnando inconsapevolmente la posizione di molti, che il mio genere di vendita era un po’ particolare e quindi non adatto alla strada. Mi trascinò fuori dal negozio. Mi indicò il mare che oltre la fine di Corso Vittorio Emanuele si vedeva all’orizzonte. «Laggiù c’è la spiaggia - mi disse - dove ci sono persone che si tuffano nel mare. Oggi la gente fa il bagno con l’orologio al polso e tu vendi orologi. Prendi un grande acquario e mettilo in mezzo alla strada, riempilo d’acqua, sassi, alghe, sabbia, conchiglie, orologi subacquei, pesci rossi e mischia tutto. Sicuramente attirerai l’attenzione dei bambini e dietro loro quella dei genitori. Qualcuno si guarderà intorno e scoprirà che c’è un negozio che vende orologi e tra questi forse ci sarà proprio quello di cui necessita o che vuole rinnovare».
L’idea piacque anche ad alcuni miei amici e parenti che mi aiutarono di buon grado alla realizzazione di quell’utopia che si trasformò subito in un sogno realizzabile fino a diventare una realtà, in perfetto stabile equilibrio nella ripida discesa del Corso, che economicamente dette da subito i suoi frutti anche se investita da qualche polemica perché concausa dell’annullamento e del conseguente rinvio, dopo la Fiera, della Processione della Madonna di Valverde, Patrona della Città.
Quella storia cambiò il mio modo di affrontare i problemi della vita e di reagire a tante vicende che costellarono l’inizio della mia esperienza imprenditoriale dopo quelle giornalistiche temporaneamente interrotte per la chiusura di Tele Pegaso.
Richiamare alla memoria Giovanni De Angelis così è senz’altro riduttivo. Chiedo scusa alla sua famiglia e a quanti hanno avuto modo di frequentarlo più da vicino nella quotidianità. Le parole messe in fila in questo ricordo probabilmente non ricostruiscono un quadro esatto e completo della sua personalità fino in fondo e sono certo che altri oltre me potranno rammentarlo con gratitudine e simpatia per mille altre diverse esperienze non solamente e prettamente legate agli oltre cinquant’anni dedicati al mondo della Ristorazione ed ai servizi ad essa collegati.
Giovanni era un uomo d’azione, al quale piaceva la concretezza ma era anche un ironico filosofo ed un ideatore di fascinose ed ambiziose proposte, pur nella consapevolezza delle difficoltà, al fine di migliorare i servizi di Tarquinia destinati non solo ai cittadini ma soprattutto a turisti e visitatori.
Soffermerò l’attenzione, al di là delle tante idee che riuscì a realizzare e delle quali molti si appropriarono la paternità, su tre di esse mai di fatto attuate, ma ancora probabilmente menzionate in documenti a suo tempo depositati presso gli uffici del Comune. Progetti di cui sicuramente rimane invece traccia certa in articoli da lui scritti in giornali locali nei primi anni novanta ed anche in un romanzo del 2004 di Lucio Aragri: La Funivia dell’Alberata, I Precipitatori Idrodinamici per le Centrali per la produzione di energia elettrica di Civitavecchia e Montalto di Castro e La Torre dell’Osservatorio di Piazza delle Erbe. Idee sicuramente legate a problematiche peculiari di quegli anni ma che seppur con qualche variazione potrebbero ancora essere prese in considerazione.
► Per chi volesse approfondire i dettagli di alcune sue idee e proposte pubbicheremo, nei prossimi giorni, sul Blog di Oltrepensiero (www.oltrepensiero.com):
● Il Ponte del Futuro tra il Presente e il Passato: La Funivia dell’Alberata
● I Precipitatori Idrodinamici per le Centrali di Civitavecchia e Montalto di Castro
● La Torre dell’Osservatorio di Piazza delle Erbe