Marco Scataglini a "Tarquinia a Porte Aperte": TimelessScapes-Il Tempo dell'Abbandono e le "Storie in Punta di Piedi"
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- Categoria: Tarquinia a Porte Aperte - Un Museo nella Città 2015
- Pubblicato Giovedì, 08 Ottobre 2015 17:22
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* L'APPUNTAMENTO
- Il tempo dell'abbandono -
Conferenza del Dott. Marco Scataglini
I ruderi dei luoghi più suggestivi della Tuscia
Venerdì 9 ottobre, ore 17.00
Sala delle Arti della Biblioteca Comunale di Tarquinia "Vincenzo Cardarelli"
* IL PROGETTO
«Il mio progetto TimelessScapes nasce dall'esigenza di avere a disposizione più tempo, e soprattutto di creare un ponte tra l'attimo occidentale e l'eterno orientale.
Le immagini che lo compongono, realizzate col foro stenopeico, mostrano le testimonianze più evidenti dello scorrere del tempo: i ruderi, intesi sia in senso letterale, sia in senso lato (una forra scavata nei millenni dall'acqua è a suo modo il rudere della collina che era una volta). Queste immagini, anche grazie alla tecnica scelta per realizzarle, divengono simboli di un'eternità che sempre si rinnova, e lascia scorie, testimonianze, emozioni.
Se visitare un rudere ci consente di fare l'esperienza del tempo, una fotografia (scattata con un tempo molto lungo) ci consente di moltiplicare, di amplificare questa esperienza.
Noi fotografi possiamo certamente ricordare le condizioni di scatto, l'avvicinamento al soggetto, l'impegno messo nella ricerca della composizione più efficace, dell'obiettivo più consono, e anche cosa abbiamo fatto dopo aver premuto il pulsante di scatto: se abbiamo realizzato altre immagini simili ("per sicurezza"), se abbiamo girato attorno al nostro soggetto per valutare diverse composizioni, se ci siamo allontanati o addirittura se siamo tornati a casa, soddisfatti. Ma non possiamo quasi mai avere una percezione di ciò che abbiamo provato e pensato durante lo scatto stesso. Ma se facciamo in modo che il tempo di esposizione si allunghi, ecco che le cose cambiano.
Ecco dunque che TimelessScapes diventa una sfida. In un'epoca che ha fatto della velocità il proprio mito, rallentare; in un'epoca che ama la superficialità, approfondire; in un'epoca che cerca solo l'eccezionale, far vedere l'eccezionale in ogni cosa che ci circonda, in un'epoca e in una civiltà che consuma, divora, sfrutta, usa e poi getta via, creare simboli, cercare anche i piccoli spazi di eternità e su quelli concentrarsi. Non necessariamente illustrare il luogo fotografato, ma ciò che esso rappresenta.
Secondo Marc Augè, i ruderi consentono a noi uomini di fare l'esperienza del tempo, cioè di provare sensazioni ed emozioni che ci proiettano in realtà distanti non tanto spazialmente, quanto temporalmente. In fondo, è per questo che milioni di turisti visitano ogni anno le grandi aree archeologiche del mondo, costituite, nella maggioranza di casi da rovine, più o meno restaurate.
Il tempo, come concetto, è un'ossessione tutta Occidentale: il mito di Crono che divora i suoi figli nasce in Grecia e continua con i Romani, ed entra direttamente nelle culture successive. Nel resto del mondo, o per altre culture occidentali come gli Etruschi, invece, la vera realtà e nell'Eternità. Noi viviamo nell'angoscia del nichilismo, col terrore di veder sparire le cose, sostiene lo scrittore e fotografo Diego Mormorio, per questo amiamo la fotografia, che ci dà l'illusione di creare frammenti di eternità. Le cose secondo la nostra filosofia sono destinate a sparire per sempre, nel nulla, la misura di tutto è l'attimo.
Nella letteratura orientale un personaggio come il "Faust" di Goethe con la cruciale frase "fermati attimo, sei così bello!" difficilmente potrebbe esistere.
Il progetto prevede, oltre a una mostra, anche la pubblicazione del libro "Storie in punta di piedi" e una presentazione da utilizzare durante iniziative pubbliche.»
(Marco Scataglini - www.kelidonphotography.com - sctmag.weebly.com - www.youtube.com)
* IL LIBRO
"STORIE IN PUNTA DI PIEDI - Racconti portati dal vento"
di Marco Scataglini
«Un luogo abbandonato è come il fotogramma di un film, una storia interrotta. Uomini e donne che lavorano, amano, interagiscono tra loro e poi, a volte d'improvviso, a volte con esasperante lentezza, tutto muore. La vita si ferma. Il tempo si ferma - la storia cambia strada.
Ma qualcosa rimane. Non solo la muta testimonianza dei muri che si sbriciolano, ma anche, chiamiamola così, una distante vibrazione. E' come il frinire delle cicale in estate: puoi ammattirti cercando di capire dove l'insetto si nasconda, senza riuscirci. Eppure il suo canto lo senti bene. Eccolo, è là, su quel ramo... si, ma dove? E' vicino, ma non lo vedi.
Nei luoghi dell'abbandono il frinire è appartato, sottile, appena percepibile: c'è davvero o è solo un'illusione? E da dove proviene? Forse da là, dietro quel muro? O in quel sotterraneo franoso? Magari è davvero solo un'illusione. Chissà. Chi può sapere dove termina la realtà e inizia l'illusione? Nessuno può saperlo con certezza.
Io non lo so. Ma è bello, a volte, sul far della sera, camminare su questo limite sottile, come un funambolo sulla sua corda.
Le storie raccolte in questo libro non sono necessariamente vere. Nemmeno necessariamente false.
Mi sono state donate dai luoghi, portate alla mia attenzione dal vento, come parole sussurrate. Chiamatela, se volete, ispirazione. Visitando e fotografando alcuni dei luoghi per il mio progetto "Timeless-Scapes", ho sentito, percepito queste storie, e le ho buttate giù, su un taccuino, direttamente sul posto. Successivamente è stato solo un lavoro di messa in bella.
Avrei potuto scegliere di narrarle in prosa: ma, non so perché, non mi riusciva. Ho dovuto scriverle in forma di poesia. I luoghi raccontati sono tutti all'interno del territorio della Tuscia, ma sono stati scelti per il loro valore, per così dire, "universale".»