Il gruppo scultoreo del dio Mitra del valore di otto milioni di euro recuperato dai Carabinieri del Comando TPC sarà riportato a Tarquinia (VT)
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- Pubblicato Venerdì, 27 Marzo 2015 20:27
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La scultura sarà visibile al pubblico tra poche settimane per un'esposizione temporanea ai Musei Vaticani, poi sarà decisa la data del rientro alla città tirrenica.
«Una bellissima notizia». Lo afferma il sindaco Mauro Mazzola, in merito al ritrovamento della statua romana del dio Mitra che uccide un toro datata al II-III secolo dopo Cristo, del valore di otto milioni di euro, che tornerà a Tarquinia come affermato dal Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini.
«Voglio esprimere un grande ringraziamento ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale che hanno condotto questa brillante azione. - prosegue il primo cittadino - La nostra città si arricchirà di un nuovo eccezionale reperto. Un'opera di pregio storico e archeologico enorme. Ancora più entusiasmanti sono le parole del ministro Franceschini. Quando verrà stabilita la data del trasporto a Tarquinia, si dovrà lavorare per organizzare un evento celebrativo». L'opera, stando a quanto riportato dai Carabinieri, era su un furgone destinato in Svizzera, all'apparenza anonimo, che trasportava alcune piante e altro materiale: le successive analisi svolte dal patrimonio artistico fanno risalire alle aree archeologiche di Tarquinia e Vulci come possibili zone dello scavo clandestino del "Mitra", in base alla presenza di reperti e ambienti, nell'area, riconducibili al culto e all'iconografia mitraiche e compatibili con la statua stessa.
«Mi sono sentito al telefono con il ministro Dario Franceschini, che mi ha riconfermato il ritorno a Tarquinia della statua del dio Mitra». Lo dichiara il sindaco Mauro Mazzola, che esprime grande soddisfazione. «Condivido in pieno la posizione espressa dal ministro Franceschini, - prosegue il primo cittadino - ovvero che le opere trafugate tornino nel loro territorio di origine, per essere un volano di promozione culturale e sviluppo turistico. Il nostro Paese, e Tarquinia ne è un chiaro esempio, è un museo a cielo aperto, custodendo un patrimonio storico e artistico di straordinario valore». Risalente al II-III secolo d. C., la scultura sarà visibile al pubblico tra poche settimane per un'esposizione temporanea ai Musei Vaticani. L'opera è molto rara e raffigura il Dio Mitra nell'atto di uccidere il toro. Si tratterebbe di un reperto raro e prezioso, per l'eccezionale integrità e per il soggetto rappresentato. Due esemplari simili si trovano al British Museum e ai Musei Vaticani. «Con il ministro Franceschini, che ringrazio a nome di tutta la città e di cui condivido le idee sull'importanza di credere e investire risorse nella cultura e nel turismo, - conclude il sindaco Mazzola - siamo rimasti d'accordo che lavoreremo per organizzare un evento celebrativo, quando sarà stabilita la data del rientro». Più volte negli ultimi anni la città è stata al centro dei riflettori italiani e internazionali, per gli eccezionali ritrovamenti archeologici: dall'apertura della tomba etrusca nel sito della Doganaccia al recupero di due statuette femminili, datate al V e al IV secolo a.C., al sito di Gravisca.
Fonte: Ufficio Stampa Comune di Tarquinia
- RECUPERO DI UN'OPERA DI ECCEZIONALE INTERESSE STORICO ED ARCHEOLOGICO RAFFIGURANTE MITRA TAUROCTONO, DATABILE TRA IL II E IL III SECOLO D.C.
"Il gruppo scultoreo proviene da scavo clandestino in ragione della presenza di concrezioni terrose e inclusi naturali riscontrati al momento del sequestro. L'eccezionale recupero è il risultato di una più complessa manovra investigativa intrapresa sul monitoraggio e la ricostruzione della catena criminale tuttora attiva nelle aree archeologiche di Roma e dell'Etruria meridionale. In particolare, focalizzando lo sforzo operativo sulla mole di informazioni qualificate acquisite nel settore, ed analizzando i dati emersi da numerosi servizi con quelli forniti dalle Soprintendenze archeologiche competenti, l'attenzione dei carabinieri si concentrava sulla zona di Fiumicino, quale crocevia del traffico dei beni scavati clandestinamente. Durante uno dei numerosi servizi, veniva individuato un furgone, all'apparenza anonimo, che trasportava alcune piante ed altro materiale coperto da telone. Non sfuggiva, tuttavia, all'attenzione degli operanti una vera e propria staffetta che accompagnava il furgone già dal tratto autostradale. Ed infatti, l'Iveco Daily individuato dai Carabinieri della Sezione Archeologia appostati in osservazione, era preceduto da un motociclo che fungeva da battistrada e da una Smart che, presumibilmente, aveva funzioni di copertura.
Giunto all'altezza del Museo delle Navi di Fiumicino, il furgone veniva bloccato e controllato: tra le piante, sotto il telone, veniva rinvenuta una scultura marmorea raffigurante una figura maschile nell'atto di abbattere un toro circondato da altri piccoli animali, tipica iconografia del Dio Mitra. Il gruppo scultoreo, visionato da Funzionario della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, è stato riconosciuto quale opera di straordinario interesse storico ed archeologico. L'operazione portava all'arresto, per ricettazione, del soggetto alla guida del furgone noleggiato. Venivano effettuate numerose perquisizioni per ricostruire le responsabilità di eventuali complici, tra i quali quelli costituenti la "staffetta" che, all'atto dell'intervento dei militari, si dava alla fuga. La ricostruzione investigativa ha consentito di ricostruire come il "Mitra" fosse in viaggio per la Svizzera: durante le perquisizioni, si rinvenivano mappe della Confederazione Elvetica, tracce di itinerari ed altre informazioni, tuttora al vaglio. Giunto in territorio elvetico, lo straordinario gruppo scultoreo sarebbe stato collocato sul mercato illecito internazionale.
Le ulteriori indagini per la contestualizzazione storica del bene sequestrato, condotte attraverso la ricostruzione artistica e scientifica dei dati a disposizione, consentiva di risalire alle aree archeologiche di Tarquinia e Vulci, quali possibili zone dello scavo clandestino del "Mitra". Attraverso un'analisi condotta interpolando i dati relativi alla mappatura degli scavi clandestini monitorati e gli elementi scientifici che fornivano una stima temporale approssimativa dello scavo, i Carabinieri del TPC indicavano alla Soprintendenza per i beni archeologici dell'Etruria Meridionale quale potesse essere stato il luogo dello scavo. L'articolazione territoriale del MIBACT, conducendo una campagna di scavo in urgenza, individuava il luogo esatto in cui era avvenuto il rinvenimento e la devastazione dell'opera. Nell'area archeologica di Tarquinia, infatti, venivano individuati 9 ambienti, di cui uno con funzioni sacre : era proprio quello in cui era awenuta la profanazione ed il saccheggio. Durante gli scavi venivano rinvenuti due ulteriori elementi marmorei riconducibili all'iconografia mitraica: un cane rampante che, oltre ad essere una caratteristica simbolica nella rappresentazione mitologica dei gruppi statuari riferibili al culto di Mitra, combacia perfettamente con il gruppo scultoreo ritrovato dai Carabinieri. Veniva inoltre rinvenuta la testa di un serpente, anch'esso mancante e combaciante con il resto della scultura. Non meno importanti gli altri rinvenimenti tra cui pavimentazioni a forme floreali in materiale fittile, pavimentazione mosaicata e vari altri frammenti in marmo. L'attività investigativa ha consentito il recupero di una testimonianza unica del patrimonio culturale storico e artistico italiano, prima che potesse divenire proprietà di qualche facoltoso collezionista ma ha consentito anche di contestualizzare il capolavoro nel suo luogo di origine affinché la Soprintendenza possa compiere tutte le analisi scientifiche e raccontarci un'altra pagina importante del nostro passato." (Fonte: Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale)