Quando il passato non è proprio tutto da buttare via… Note a margine di una Fiera che non c’è più nel Centro Storico di Tarquinia
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- Pubblicato Venerdì, 03 Maggio 2019 19:38
- Scritto da Giulio Carra
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(Giulio Carra) - Non è la prima volta, nella storia, che la Fiera di Tarquinia Centro Storico, la madre di tutte le "Fiere" e di tutte le "Sagre" locali, "sparisca" quasi improvvisamente, anche se ormai occorre risalire agli anni settanta, per rintracciare l'ultima interruzione degna di nota, prima di quella attuale, quando il trasferimento al Lido della Mostra Mercato delle Macchine Agricole, ideata da Francesco De Cesaris negli anni cinquanta con l'Associazione Pro Tarquinia per attirare le attenzioni sul mondo agricolo locale e spronare l'ammodernamento della meccanizzazione in tutto l'Alto Lazio, non trovò più un'adeguata ubicazione in Viale Luigi Dasti e Piazzale Europa.
Il trasferimento nei larghi vialoni del Lido, però, si portò via tutto anche la fiera classica delle merci che si snodava lungo le direttrici di Via Umberto I, Corso Vittorio Emanuele e Piazza Matteotti (Piazza del Comune).
Passarono anni piuttosto bui per il commercio di riverbero fieristico nel Centro Storico, specialmente in quei giorni di "fiera assente" quando tutti si recavano al Lido di Tarquinia per la Mostra Mercato delle Macchine Agricole e non solo. Si è dovuto aspettare fino alla metà degli anni ottanta quando, sotto la spinta dell'Associazione Operatori Commerciali Tarquiniesi e la disponibilità di un Consiglio Direttivo della Pro Tarquinia, si riuscì a riportare la Fiera delle Merci nel Capoluogo (lasciando ovviamente quella delle Macchine Agricole al Lido) seppur nella nuova veste di una "Tarquinia in Festa" che però badava ad essere più una vetrina per le attività commerciali e artigianali locali piuttosto che "sopportare" l'ingerenza esterna di commercianti ambulanti provenienti da tutta Italia che portavano via più reddito di quanto rimanesse agganciato a quello delle aziende locali.
Su questo cliché un vero e proprio salto di qualità fu fatto agli inizi degli anni novanta quando, nelle more di una legge regionale (ancora in vigore) dettata per mettere ordine al sistema fieristico del Lazio, per salvare "Tarquinia in Festa" fu fondata da alcuni imprenditori locali una cooperativa che potesse essere iscritta in un apposito Albo consentendole di organizzare manifestazioni di carattere fieristico in piena regola. Nacque così la Hermes che soprattutto nei suoi primi anni di vita rivoluzionò, anche con la collaborazione e gli interventi finanziari del Comune (sia sotto Amministrazioni Politiche che Gestioni Commissariali Prefettizie), l'antica Fiera di Tarquinia facendola diventare un contenitore espressione dell'economia locale con i ceramisti delle riproduzioni etrusche a lavorare nelle strade, i florovivaisti ad addobbare gli angoli più caratteristici della città, i commercianti locali ad uscire dai propri negozi per esporre le novità di settore, le piazze con le sagre dei prodotti tipici locali, le mostre nei palazzi storici, i gruppi musicali locali ad esibirsi fino ad arrivare ai divertimenti per tutti dalle gare con gli aquiloni, al Jumping, alle mongolfiere, fino a proporre il Taxi-Elicottero per far vedere ai turisti Tarquinia dall'alto e i voli dimostrativi sui deltaplano ...
Ma "Tarquinia In Festa" (alla quale venne riconosciuta la qualifica di Fiera Regionale) era diventata anche un momento per lo sviluppo di progettualità innovative o per la risoluzione di problemi specifici anche di carattere ambientale: dall'idea di "Una Funivia per Tarquinia" di gran lunga prima che ad altri venisse in mente di ipotizzarla per Roma... e i Precipitatori Idrodinamici, inventati in Brasile proprio da un tarquiniese, da istallare sulle ciminiere delle centrali termoelettriche di Civitavecchia e Montalto di Castro per tenere pulita l'aria.
Erano anni inquieti e di smarrimento un po' per tutti. Erano gli anni delle stragi di Falcone e Borsellino e degli scandali di "Tangentopoli" che colpirono anche Tarquinia con i bei tempi del commercio ad iniziare già pian piano a svanire e con Internet ormai dietro l'angolo. Il tessuto imprenditoriale locale reagì a suo modo progettando e dando vita alle aree commerciali e artigianali, ai centri commerciali e reinventandosi nei quartieri antichi una fiera che, accompagnando l'alter ego di Tarquinia Lido, fosse invece una vetrina esclusiva di presentazione e di lancio per l'imprenditoria locale con il "coraggio" di acquistare spazi pubblicitari pesanti sui maggiori quotidiani nazionali.
Poi pian piano è andato tutto scemando ritornando ad una concezione fieristica di vecchio stampo proprio in un'era quando da una stanza della propria abitazione, con un computer sopra una scrivania, si iniziava a raggiungere non solo quel cielo cantato da Gino Paoli, ma, con un click, anche il mondo intero ed acquistare al miglior prezzo possibile qualsiasi novità od oggetto dei desideri con consegna a domicilio in 24 ore. Quindi occorrerebbe oggi più che mai ripensare alle fiere legate a tradizioni locali riposizionandole sui binari della promozione esclusiva delle realtà economiche locali, da quelle commerciali a quelle artigianali, da quelle delle produzioni agricole e floreali a quelle della trasformazione, da quelle eno-gastronomiche a quelle turistiche e culturali. Occorrerà fare quadrato sia con investimenti pubblici che privati.
A ben guardare alcune idee ed impostazioni di quegli anni non sono tutte da gettare via e in quel periodo l'Ente Fiera Hermes funzionò anche da editrice con la pubblicazione non solo di giornali che vi proponiamo ma anche di un libro, ormai introvabile, del ricercatore storico Prof. Giovanni Insolera, "La «Festa con Fiera» di Valverde Corneto-Tarquinia (1494-1994)". Volume che varrebbe la pena ristampare affinché possa essere letto da un pubblico sempre più vasto, per riuscire a far capire fino in fondo e nella sua interezza la portata economica, religiosa e sociale di quella Festa e di quella Fiera che ha attraversato più di cinque secoli della nostra storia (mezzo millennio), i perché e le ragioni per cui è nata e si è perpetuata, di cosa abbia significato per la città e per i suoi abitanti riuscendo a traghettare l'economia di un territorio tra le nebbie di tutti i tempi.
Oggi sembra resistere, e non è cosa di poco conto, solo il suo aspetto religioso legato alla Patrona della Città, a quell'immagine della Madonna Nera simbolo cosmopolita più di quanto da sempre le è stato realmente attribuito.
Ma le strade vuote di questi giorni nei quartieri antichi della città fanno male, sono un pugno nello stomaco e risuonano con una eco sinistra perché il fatto che la Fiera non ci sia più non significa aver tolto un po' di gazzarra dalle vie del Centro Storico, non significa aver perso qualche giorno di festa, essersi tolti di torno un po' di bancarelle scomode, non significa, paradossalmente, neanche aver distrutto un importante momento per fare turismo o per generare occasioni di lavoro e di guadagno... quelli che si stanno definitivamente perdendo sono invece i tratti più significativi ed importanti delle nostre radici culturali... e quando un popolo perde e non ha più interesse per le proprie tradizioni e radici culturali, seppur in una società multietnica come quella di oggi, sono guai e di quelli grossi.
Per queste ragioni vale la pena rileggere quel libro, del quale vi proponiamo solo le prime pagine, ed anche quei giornali, quei numeri unici, che invece potrete leggere in maniera integrale (cliccare sulle foto per scorrerli) non tanto per celebrarne gli articoli o le firme dei rispettivi autori, tra l'altro molto variegate nel panorama politico e nelle componenti sociali di quei tempi, ma per cercare di recuperare quegli entusiasmi, quella disponibilità e quegli intenti comuni che permisero ad una collettività nella sua interezza, alla fine del 1400, prima, e agli inizi degli anni novanta del secolo scorso, poi, di fare quadrato intorno alle avversità ed alle difficoltà al fine di collaborare ed unire gli sforzi (Enti pubblici, Associazioni, Privati) per risolvere concretamente i problemi e generare situazioni di progresso e di sviluppo economico reale.
NOTA: per leggere i giornali e le prime pagine del libro cliccare sulle immagini