«Quello che dico, dico poco». Note sullo spettacolo Drug Gojko di Pietro Benedetti
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- Pubblicato Giovedì, 26 Novembre 2015 02:30
- Scritto da Antonello Ricci
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"Drug Gojko" narra, sottoforma di monologo, le vicende di Nello Marignoli (1923-2014), gommista viterbese, radiotelegrafista della Marina militare italiana sul fronte greco - albanese e, a seguito dell'8 settembre 1943, Combattente partigiano nell'Esercito popolare di liberazione jugoslavo. Lo spettacolo, che si avvale della testimonianza diretta di Marignoli, riguarda la storia locale, nazionale ed europea assieme, nel dramma individuale e collettivo della Seconda guerra mondiale. Una storia militare, civile e sociale, riassunta nei trascorsi di un artigiano, vulcanizzatore, del Novecento, rievocati con un innato stile narrativo, emozionante quanto privo di retorica.
(Antonello Ricci) - L'inizio è sul dragamine Rovigno: una croce uncinata issata al posto del tricolore. Il finale è l'abbraccio tra madre e figlio, finalmente ritrovati, nella città in macerie.
Così vuole l'epos popolare. Così dispiega la sua odissea di guerra un bravo narratore: secondo il più convenzionale degli schemi, in ordine cronologico. Ma mulinelli si aprono, di continuo, nel flusso del racconto. Rompono la superficie dello schema complessivo, lo increspano, lo fanno singhiozzare magari fino a contraddirlo: parentesi, divagazioni, digressioni, precisazioni, correzioni, rettifiche, commenti, esempi, sentenze, morali.
Così, proprio così Nello racconta il suo racconto di guerra. Nello Marignoli da Viterbo: gommista in tempo di pace; in guerra, invece, prima soldato della Regia Marina italica e poi radiotelegrafista nella resistenza jugoslava.
Nello è narratore di straordinaria intensità. Tesse trame per dettagli e per figure, una dopo l'altra, una più bella dell'altra: la ricezione in cuffia, l'8 settembre, dell'armistizio; il disprezzo tedesco di fronte al tricolore ammainato; l'idea di segare nottetempo le catene al dragamine e tentare la fuga in mare aperto; il barbiere nel campo di prigionia: «un ometto insignificante» che si rivela ufficiale della Decima Brigata Herzegovaska; le piastrine degli italiani trucidati dai nazisti: poveri figli col cranio sfondato e quelle misere giacchette a -20°; il cadavere del soldato tedesco con la foto di sua moglie stretta nel pugno; lo zoccolo pietoso del cavallo che risparmia i corpi senza vita sul sentiero; il lasciapassare partigiano e la picara «locomotiva umana», tutta muscoli e nervi e barba lunga, che percorre a piedi l'Italia, da Trieste a Viterbo; la stella rossa sul berretto che indispettisce i camion anglo-americani e non li fa fermare; la visione infine, terribile, assoluta, della città in macerie.
Ma soprattutto un'idea ferma: la certezza che le parole non ce la faranno a tener dietro, ad accogliere e contenere, a garantire forma compiuta e un senso permanente all'immane sciagura scampata dal superstite (e testimone). «Quello che dico, dico poco».
Da qui riparte Pietro Benedetti col suo spettacolo "Drug Gojko". Da questa soglia affacciata su ciò che non si potrà ridire. Da un atto di fedeltà incondizionata al raffinato artigianato del ricordo ad alta voce di Nello Marignoli. Il racconto di Nello è ripreso da Pietro pressoché alla lettera, con tutti gli stigmi e i protocolli peculiari di una oralità "genuina" e filologica, formulaica e improvvisata al tempo stesso. Pausa per pausa, tono per tono, espressione per espressione. Pietro stila il proprio copione con puntiglio notarile, stillandolo dalla viva voce di Nello.
Questa la scommessa (che è anche ipotesi critica) di Benedetti: ricondurre i modi di un canovaccio popolare entro il canone del copione recitato, serbando però, al massimo grado, fisicità verace del narrare e verità delle sue forme. Anche per questo la scena è scarna. Così da rendere presente e tangibile il doppio piano temporale su cui racconto e spettacolo si fondano (quello dei fatti e quello dei ricordi): sul fondo un manifesto antipartigiano firmato Casa Pound, che accoglie al suo ingresso Nello-Pietro in tuta da lavoro; sulla sinistra un pneumatico da TIR in riparazione; al centro il bussolotto della ricetrasmittente. Andiamo a cominciare...
• Drug Gojko •
Storia di Nello Marignoli, partigiano viterbese nella Resistenza jugoslava
Spettacolo teatrale con
Pietro Benedetti
Regia di Elena Mozzetta
Prodotto da ANPI Viterbo
Testi di Pietro Benedetti
Consulenza di Antonello Ricci
A cura dell'Associazione Culturale Real Dreams di Tuscania
Collaborazioni:
Bevano Quartet, Fiore Benigni, CSOA ex Valle Faul,
Davide Boninsegna, ARCI Viterbo, Davide Ghaleb Editore
TARQUINIA
- Sala Sacchetti -
Società Tarquiniense d'Arte e Storia (Via dell'Archetto n. 4)
Venerdì 27 novembre
ore 9.30 per le Scuole Medie
Venerdì 27 novembre
ore 17.30 (per adulti)
Sabato 28 novembre
ore 12.00 per le Scuole Superiori
PIETRO BENEDETTI info :
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